Un’attività di cui è proprietario dal 1992, nella quale iniziò a lavorare nell’ 87. Neri Giampiero, fioraio di Roseto partì a fine anni 80 a respirare il profumo di fiori introdotto nell’ambiente dei suoi genitori che svolgevano quel lavoro dal 1973.
Un viaggio, che nel complesso, dura da 42 anni sempre immerso nei colori e negli aromi di fiori e piante. “In principio mi sono ritrovato in questo mondo senza troppa consapevolezza ora, con gli anni mi sono appassionato al mio mestiere. Il mio fiore preferito? Da sempre la margherita perché è semplice” ci confessa Giampiero.
Da dove vengono i fiori del vostro negozio?
“Da tutto il mondo anche se il mercato principale è quello olandese. In realtà anche qui in Italia siamo messi molto bene grazie alla Campania. Napoli infatti è tra i migliori al mondo se si pensa che una buona fetta del settore è coperta dalla città partenopea; i fiori vengono spediti in tutte le parti del mondo. Anzi, le prime scelte vengono inviate all’estero in primis e vi svelo una cosa: quelli che spesso arrivano dall’Olanda, in realtà sono fiori ‘nati’ a Napoli. Poi c’e la Toscana che ha un’importante mercato ma in Abruzzo, per esempio, non attecchisce molto”.
Il mondo floreale e vivaistico, risente della crisi?
“Si, certo fondamentalmente perché il nostro non è un settore primario. Il fiore si acquista in un periodo di benessere economico anche se, durante le festività più importanti e penso a San Valentino e la festa della donna, si fanno ancora buoni incassi. A cambiare è anche la necessità delle casalinghe: non acquistano più per se stesse ma solo per fare dei regali. A spendere per puro piacere è la donna con reddito, la persona che lavora”.
Quanto è sacrificato il vostro lavoro?
“Dipende da come lo fai. Se è il primo mestiere, quello che ti dà da vivere, moltissimo. Si lavora anche 18 ore al giorno perché la mattina si comincia presto con l’arrivo dei prodotti e poi con la loro preparazione. Sì, perché i fiori non arrivano così come li vede il cliente ma dentro cartoni e imballati; quindi vanno aperti, puliti e poi sistemati in modo idoneo alla vendita. Anche l’occhio vuole la sua parte!”.
Ultima domanda: vorrebbe che i suoi figli seguissero le sue impronte?
“Credo che a tutti i genitori piacerebbe vedere i propri figli proseguire l’attività di famiglia, ne sarei felice. Però dato il periodo critico, non sarei così convinto… Forse, se mi poni questa domanda tra cinque o sei anni potrei avere un’opinione diversa…”.