Da Roma esigenze di razionalizzazione delle risorse impongono l’accorpamento delle due Camere di commercio di Chieti e Pescara, sul colle teatino, però, si guarda con diffidenza verso la marina. No, non è questione di campanilismo, dicono i consiglieri camerali che tanto hanno osteggiato la fusione, è che ci si vuole arrivare con le dovute cautele. Assicurandosi prima, ad esempio che, una volta fatta l’unione, non si scoprano brutte sorprese di bilancio. L’iter ha visto qualche rallentamento, ma il risultato è stato solo di allungare il “fidanzamento”. Perché il “matrimonio s’ha da fare”, è scritto nelle carte, nelle delibere ufficialmente approvate. E dunque da Chieti si ingoia il rospo amaro e si va avanti verso la data dell’8 febbraio, entro cui bisognerà designare i futuri consiglieri camerali in vista della fusione. Ma in realtà, a ben vedere e a conti fatti, dall’alto del colle teatino quel rospo non sembra più neanche tanto amaro da ingoiare. Sì, perché dei 33 consiglieri camerali del nuovo ente, a una prima ricognizione, pare che 11 toccheranno a Pescara e 22 a Chieti. E delle 90 mila imprese che saranno iscritte nella nuova mega Camera di commercio Chieti Pescara, circa 50 mila appartengono alla provincia teatina.
Una superiorità netta, che d’altronde si è già vista nella fusione di fine anno avvenuta all’interno della Confederazione italiana agricoltori che ha dato vita a due sezioni: Cia Chieti Pescara e Cia L’Aquila Teramo. La Cia Chieti Pescara ha un presidente, Nicola Sichetti, che è l’ex presidente di Cia Chieti, e un direttore, Alfonso Ottaviano, che è l’ex direttore di Cia Chieti. Non solo, otto membri del nuovo direttivo arrivano dal teatino e solo quattro dal pescarese.
All’orizzonte, infine, c’è pure la fusione tra Chieti e Confcommercio Pescara che potrebbe andare a finire in maniera simile.