Lettera aperta sulla “trappola” Garanzia giovani


Garanzia giovani

Riceviamo e pubblichiamo la seguente nota da parte di un cittadino:

Egregio direttore,

sono Matteo Pace, uno dei tanti, ahimé, stagisti “caduti nella trappola” di Garanzia Giovani.

Le racconto in breve la mia storia. Ho 26 anni, da qualche mese laureato con lode presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Teramo e da due mesi tirocinante presso la Scuola Statale Italiana di Madrid.

Ad ottobre, dopo la laurea decisi di partire per la Spagna con l’intenzione di arricchire il mio bagaglio linguistico e professionale. Ho mandato vari curricula e, dopo tanti e chiari No, la Scuola Statale Italiana di Madrid ha accettato la mia candidatura offrendomi una posizione come assistente amministrativo all’interno della segreteria.

Ho firmato tutto quello che c’era da firmare, ho raccolto gli “spicci” che avevo messo da parte con i mie lavori estivi e con le borse di studio/lavoro dell’università e sono partito.

Fin qui tutto molto bello.

Dopo due mesi che sono qui, però, quei pochi spicci stanno terminando e, purtroppo, l’affitto e le bollette non si pagano da sole.

La mia indignazione sta proprio in questo: dopo due mesi di tirocinio non ho ricevuto nessun indennizzo come previsto dal programma Garanzia Giovani.

Il programma Garanzia Giovani è un flop che fa acqua da tutte le parti. Leggo continuamente articoli in cui si parla dei successi di Garanzia Giovani, con assunzioni del tot percento e così via, ma, al riscontro dei fatti la verità è un’altra… cioè che non veniamo pagati. Non riesco a capacitarmi di come si possano mandare giovani tirocinanti in delle capitali europee, che, come tutti ben sanno, hanno dei costi di vita molto alti senza un aiuto economico vero.

Ho solo una parola: vergogna!

C’è, per fortuna, chi può contare, (ancora una volta) su un aiuto economico della propria famiglia e chi, invece, no.

Chi come me è partito con la speranza di farsi strada, da solo, verso il mondo del lavoro se ne torna a casa con l’amaro in bocca.

Ho provato a contattare varie volte la regione Abruzzo chiedendo spiegazioni per questi ritardi ma ho ricevuto solo risposte confuse (quando le ho avute) oppure risposte come “non sono io che me ne occupo” o, molto spesso, non ho proprio ricevuto risposte. La mia indignazione continua e si rivolge quindi alle istituzioni che (non) si occupano di queste questioni. È il solito scaricabarile all’italiana: dalla regione ai soggetti promotori, dai soggetti promotori all’Inps, dall’Inps un’altra volta alla regione; dove la risposta è sempre la stessa.

Ancora una volta: vergogna!

Non essendo in una posizione tale da potermi permette di lavorare gratis, credo che presto dovrò rinunciare a questa bellissima opportunità che mi è stata offerta o, in alternativa, rimanere e dormire nel portico della scuola e continuare con l’entusiasmo di sempre il mio lavoro.

Ma poi, in fondo, siamo noi giovani che siamo un po` choosy ed è troppo chiedere di essere pagati per il nostro lavoro.

Con i migliori saluti

Matteo Pace