Acqua&Sapone, a tu per tu con mister Naccarella


Giuseppe Naccarella

A mente fredda è giusto fare un bilancio della stagione con il mister dell’Acqua & Sapone, Giuseppe Naccarella che ha compiuto un vero e proprio miracolo, centrando la salvezza nel campionato di Eccellenza.

In questi gironi dove tutti gli amanti del calcio parlano del miracolo calcistico firmato Claudio Ranieri anche sul nostro territorio ci sono delle situazioni che in fondo possono essere paragonate alla favola inglese. Frequentando in molte occasioni il “Foscolo” di Montesilvano ho osservato da esterno proprio l’Acqua & Sapone che, in una prima fase della stagione, ha avuto un ruolino di marcia a dir poco imbarazzante. Proprio in quel periodo mi ponevo molte domande le cui risposte non vi erano o meglio mi sembravano del tutto fuori da ogni logica. Come non si fa ad esonerare un allenatore che in 10 gare conquista un solo punto? Come si possono far giocare giocatori in ruoli non propri in una fase delicata del campionato? Per sintesi racchiudo in queste due domande quello che mi balenava in testa durante quel periodo. Da una parte ascoltavo persone vicine al sodalizio che palesavano la volontà di allontanare il mister a differenza della famiglia Vellante che lo ha sempre blindato, dall’altra parlavo con chi Naccarella lo conosce bene e mi ha sempre detto, “Peppe nelle situazioni disperate sa dare il meglio di sé”. Quest’ultima versione ci sintetizza quello che è stato, in un finale di stagione entusiasmante. Avendo il piacere di colloquiare con lui nel corso delle ultime settimane, quelle decisive, ho potuto comprendere bene quale fosse veramente Peppe Naccarella. Frequenti sono stati gli incontri e lo scambio di opinioni fino a questa intervista che ripercorre le tappe di una stagione storica.

Il mister esordisce così :Sono sincero, non lo reputo un miracolo. È stata un’impresa, quella sì, ma solo perché dettata da una partenza terribilmente complicata, e non solo per il solo punto in 10 partite. Complicata dagli eventi. Eravamo partiti con dei riferimenti in campo e nello spogliatoio, che ben presto abbiamo perso, per numerosi motivi. E mentre accadeva, la squadra accumulava sconfitte. I ragazzi hanno accusato oltremodo i colpi, ma avevano e hanno ottime qualità, morali e calcistiche che si sono cementate ancor di più in quella fase. Bisognava lavorare tanto su tutti i fronti, ma in particolare più meticolosamente e con più determinazione sulla loro autostima potevamo arrivare a questo risultato. In questa squadra ho creduto sempre e ci ho creduto di più proprio in quel momento più buio. E credo, a conti fatti, di averlo dimostrato.

Girone d’andata fanalino di coda, poi la rimonta. Oltre a qualche innesto giunto dal mercato (Colantoni ad esempio) come è maturata la svolta?

Quando realizzi una rincorsa così esaltante, non c’è un solo punto che la caratterizza, ma più di uno. La prima vittoria con l’Alba in casa al 95′ in 10 uomini è stata quella scossa forte che cercavamo da inizio stagione. Gli innesti a dicembre di Colantoni e Agnellini (97) hanno equilibrato tantissimo la squadra. Le 5 partite giocate tra gennaio e febbraio senza 3 rappresentanti eccellenti di questa squadra per maxi squalifica, dove battemmo anche il Paterno. Sono tanti episodi, ma questo risultato è figlio in primis della duttilità di tutti questi ragazzi. Ognuno di loro ha la grande qualità di saper giocare in più ruoli, cosa che io apprezzo e ricerco tantissimo in tutti i giocatori che alleno. Questo ci ha permesso di avere sempre un anima e un identità stabile, in tutte le gare, nonostante le numerose assenze ogni domenica, per varie vicissitudini. La vera arma in più, è stata questa, l’aver accettato di giocare fuori ruolo, senza egoismi e averci creduto fortemente.

La società non ha mai messo in discussione la sua posizione nel momento peggiore. L’unione d’intenti, alla lunga, ha fatto la differenza?

Credo sia agli occhi di tutti il risultato di questa unione d’intenti tra società e staff tecnico. Inutile nascondersi, da una qualsiasi altra parte, mi avrebbero esonerato. Non sono stupido. Ma io e la società abbiamo da sempre un rapporto particolare. Mi sento di famiglia e tutti loro non hanno neanche mai una volta manifestato dubbi o debolezze. È stata sempre presente, soprattutto quando le voci, dall’esterno, minavano il nostro lavoro e il nostro futuro. Ci ha protetti lasciandoci lavorare sereni, ogni giorno. Consapevoli della qualità di questo staff, dimostrata nei 5 anni precedenti. Resta una grande dimostrazione di forza appunto e di unione d’intenti, da cui più di qualche società, dovrebbe prendere come esempio.

La partita casalinga contro il Paterno, nel turno infrasettimanale di qualche mese fa, vi ha condizionato nel campionato Juniores? Proprio in quei giorni avete perso terreno dalla capolista.

Avendo 12/23esimi della rosa composti da fuori quota, per noi è chiaro che il lunedì nelle partite juniores qualcosina abbiamo sempre “pagato” nei confronti dei nostri avversari. Abbiamo sempre gestito al meglio durante l’anno. Ma in quella settimana giocammo 3 partite,Torrese-Paterno e Vastese e il turnover fu obbligato. Perdemmo a Cupello quel lunedì punti importanti per la corsa al titolo, ma questo nulla toglie al River Casale che ha meritato la vittoria finale e a cui facciamo i più sentiti complimenti. Di contro, per fortuna, in quel tour de force, ci guadagnò la prima squadra, che imbottita ancor di più di fuori quota, batté Torrese e Paterno, conquistando 6 punti d’oro.

Prima squadra e Juniores, segnale che Naccarella per l’A&S è un punto di riferimento, lo sarà anche per il futuro?

Ho sempre chiesto e ottenuto dalla società, la responsabilità della conduzione di entrambe le squadre, dal primo anno, quando iniziai solo con la juniores e poi a dicembre mi fu affidata anche la prima squadra. Da 6 anni è così. Credo nei ragazzi e credo nelle loro qualità. Mi piace allenarli e portarli al massimo del loro rendimento per poi poterli far essere importanti con la prima squadra. Per quanto riguarda il prossimo campionato, adesso con calma ci incontreremo come facciamo ogni anno e nella chiacchierata uscirà fuori il nostro futuro consapevoli che alla base c’è una inattaccabile stima tra di noi.

E’ brutto parlare di singoli, ma a fine campionato c’è uno o più ragazzi che vi hanno impressionato?

Hai detto bene, non è bello e non sono abituato a parlare di singoli e non lo farò neanche stavolta. Per me conta più di tutto il gruppo. Non esistono primedonne. Leader sì, ma solo al servizio del gruppo. Quindi, onore e merito al gruppo, si sono meritati loro la ribalta. Applausi per loro.

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