“FONTAMARA” all’Auditorium Flaino di Pescara


lanciavicchio - fontamara

Il secondo appuntamento con Tutti a Teatro, martedì 14 novembre alle ore 11.30 all’Auditorium Flaiano, è rivolto ai ragazzi più grandi, delle scuole superiori, con lo spettacolo Fontamara, tratto dal famoso romanzo di Ignazio Silone, drammaturgia di Francesco Nicolini, regia di Antonio Silvagni, con Giacomo Vallozza, Angie Cabrera, Stefania Evandro, Alberto Scognamiglio; una produzione TSA e Teatro Lanciavicchio di Avezzano, una delle più consolidate ed interessanti compagnie della nostra regione.

Fontamara è il primo romanzo di Ignazio Silone (pseudonimo di Secondo Tranquilli,
(1900-1978), lo scrittore abruzzese che fu conosciuto ed apprezzato a livello nazionale ed europeo per i suoi libri, per il suo impegno politico vissuto sempre con il filtro della coscienza personale, e che in Abruzzo ha ambientato le sue opere più significative.

Fontamara è un paese immaginario, un posto antico ed oscuro di poveri contadini sulla la montagna, a nord del lago del Fucino, un lago che ora non c’è più, ma nell’epoca in cui si svolge la nostra storia, assai reale: le sue terre emerse erano una grande ricchezza che i fontamaresi potevano contemplare solo dall’alto.

Dal 1°giugno 1929, nell’immaginario paese di Fontamara, vicino ad Avezzano, popolato da povera gente, dai “cafoni” (termine con cui si indicano i contadini analfabeti del paese), l’elettricità viene tagliata perché non si riescono a pagare le bollette. Per di più, non sapendo leggere e pensando di fare una buona cosa, i cafoni firmano una carta con cui danno l’autorizzazione a togliere loro l’acqua per l’irrigazione dei campi, per indirizzarla verso i possedimenti di un imprenditore, don Carlo Magna, legato al regime fascista che da qualche anno si sta impadronendo dell’Italia, e lì rappresentato dall’Impresario, il nuovo Podestà. Il regime intanto si fa sentire prepotentemente, attraverso una violenta incursione degli squadristi fascisti, che violentano le donne e schedano gli uomini.

Mano a mano che l’intreccio si sviluppa, prendono corpo le storie dei Fontamaresi e degli abusi dei poteri forti ai loro danni. Più l’ombra incombente del fascismo che sposa gli interessi dei latifondisti. E insieme, la storia dei due protagonisti assenti, Berardo ed Elvira: in mezzo a questo concertato di voci, solo le loro mancano. Berardo ed Elvira esistono solo nel ricordo degli altri. Eppure, qui, sono tutti fantasmi. A parte un unico sopravvissuto: il figlio di Giuvà e Matalè. Solo lui si è salvato. Da lui parte il racconto: se fossimo davvero di fronte a un tribunale, lui sarebbe il supertestimone, quello da proteggere, quello da cui dipende la riuscita o meno del processo. Lui evoca tutti i fantasmi, e i fantasmi si presentano e – a loro volta – i fantasmi ne generano altri e altri e altri ancora. Fino alla fine. Fino alla strage.

Cinque attori danno voce a un mondo, a un paese, ai suoi abitanti e pure ai loro carnefici. Raccontano, quasi fosse un’opera sinfonica a più voci, la storia di Fontamara, i Fontamaresi, Berardo Viola e Elvira. Un mondo si affolla sul palcoscenico attraverso una partitura ferrea, un’alternanza di presenze e testimonianze. Quasi fossimo di fronte a un giudice, o forse al Giudizio Universale, sono tutti chiamati a ricostruire quei giorni pieni di vergogna violenza e disumano accanimento sui più indifesi.

Premiato al FESTIVAL DI RESISTENZA 2019, Casa Museo Cervi, e PREMIO SILONE 2019 a Francesco Nicolini per la riscrittura dell’opera siloniana.

Al termine della rappresentazione postPlay, l’incontro con la compagnia per approfondire le interessanti tematiche storiche ed artistiche che lo spettacolo affronta.