“Nativi digitali”, rischi e pericoli della rete


nativi digitali

Minori e web: rapporto complesso. Un’indagine del Co­recom Abruzzo risalente al 2013, ha evidenziato come l’83.2% dei giovanissimi a­bruzzesi utilizza da solo il pc e il 71,2% naviga in in­ter­net per 1-2 ore al giorno, principalmente per motivi di divertimento (72%), mentre quasi uno studente su tre (72.7%) ha dichiarato di ave­re un in­dirizzo di posta elettronica. Addirittura ben l’88% scarica abitualmente ma­­­teriale dalla rete.

Ma co­me possono i ge­nitori aiutare i figli nel cor­so della navigazione e prevenire i pericoli? Abbia­mo chiesto lumi a chi, con il web, ci la­vo­­ra: Ma­rina Ren­dine, co-founder dell’a­zien­da Expe­rience di Pescara e web re­pu­­ta­tion ma­nager.

Innanzitutto il primo consiglio per navigare sul web?

“Internet è come il mare. Dietro lo schermo del computer, del tablet o dello smartphone ci sono meraviglie e pericoli. Pensiamo per un attimo ai delfini e agli squali: i delfini e gli squali si somigliano parecchio, con i delfini però potremmo giocarci, gli squali invece ci mangerebbero a colazione! Per navigare in sicurezza in internet ci sono misure cautelative che possiamo utilizzare, ad esempio: scegliamo password robuste (lunghe, formate da numeri, lettere e simboli) e diverse per ogni account: scegliere la stessa password per l’e-mail, Face­book, Twitter ecc. è come uti­­lizzare la stessa chiave per la porta di casa, dell’ufficio e dell’automobile: se un cyber-criminale riesce a in­dividuar­la tutti gli account sono compromessi; installiamo un an­tivirus e un antispyware sui dispositivi che usiamo; effettuiamo acquisti online solo da siti web sicuri e che godono di buona reputazione. Tut­tavia, i migliori strumenti che abbiamo per proteggerci dai pericoli della Rete sono sempre e comunque la consapevolezza, la cautela ed il buon senso”.

Quale ritieni sia l’inter­vento primario che un genitore debba fare per la sicurezza online dei propri figli?

“Oggi i cosiddetti ‘nativi digitali’ posseggono competenze tecniche notevoli nel campo del web e dei nuovi sistemi di comunicazione, o comunque imparano molto più velocemente degli adulti. Ma, pur essendo spesso tecnicamente competenti, spesso ignorano le implicazioni dei loro stessi comportamenti online. Proprio questo è il terreno più fertile per mezzo del quale alcuni rischi possono diventare pericoli concreti. Tra i principali ci sono: l’e­sposizione a contenuti violenti e non adatti alla loro età; il contatto con adulti che tentano di avvicinare e adescare bambini o ragazzi; il cy­­berbullismo da parte di coetanei. Ritengo quindi au­spicabile da parte del ge­nitore la stimolazione dello sviluppo della consapevolezza e del pensiero critico nel mi­­nore. Tale approccio è uti­le sia per proteggerlo sia per creare le condizioni giuste affinché si possa difendere da solo”.

Nel tuo corso “Sos web” nelle scuole, cosa ti ha colpito di più tra i ragazzi?

“Ciò che mi ha colpito di più è che spesso i ragazzi vengono lasciati troppo soli davanti al computer. E’ quello che mi sono sentita raccontare in qualche occasione proprio da loro, liberi (e consapevoli di esserlo) di navigare sul web con computer e si­stemi non protetti ‘tanto mamma non lo sa usare!’. Al­cuni genitori ai pericoli della rete non ci pensano, an­­che perché per loro probabilmente è ancora un mon­do sconosciuto. Per questo è fon­damentale per gli adulti familiarizzare con le basi dell’in­formatica, di in­ternet, dell’utilizzo di smart­phone, ta­blet e delle nuove tecnologie”.

E che ruolo può avere un’ insegnante nel creare una coscienza digitale?  

“Contribuire a rendere il web sicuro per tutti, a maggior ragione per i giovani, è una responsabilità collettiva. Tanto i genitori quanto gli in­segnanti hanno un ruolo fondamentale che contribuisce di fatto a creare una co­scien­za digitale, e gli uni non possono escludere gli altri. Più facilmente di altri, l’in­se­gnan­te può lavorare sulla prevenzione piuttosto che sul­­la protezione, laddove un comportamento attivo e consapevole da parte dei giovani utenti va considerato co­me il mi­gliore strumento di protezione dai rischi”.

Controllo eccessivo o li­bertà: qual è la via di mezzo?

“La supervisione discreta da parte del genitore, la partecipazione ed il dialogo con i propri figli ritengo siano un giusto compromesso, evitando di assumere la posizione di censori. Non è una questione etica, se è giusto ‘spia­re’ i figli oppure no. E’ una questione di responsabilità ge­nitoriale. Parteci­pi­a­mo al­la vita dei nostri fi­gli, ag­gior­­niamoci sulle nuo­ve tecnologie e, se non l’ab­bi­amo mai fatto, iniziamo ad ascoltarli e a par­lare con lo­ro!”.