Per la stagione Teatro d’Autore, Figli di Abramo al Florian Espace di Pescara


stefano sabelli

Al Florian Espace nuovo appuntamento per la stagione Teatro d’Autorə ed altri linguaggi venerdì 24 novembre alle ore 20:45, prodotto da Teatri Molisani in esclusiva per l’Italia, in scena “ Figli di Abramo- un patriarca, due figli, tre fedi e un attore” del norvegese Svein Tindberg, tradotto e diretto da Gianluca Iumiento, adattato e interpretato da Stefano Sabelli, con le musiche dal vivo di Giuseppe Moffa e proiezioni video dell’artista Kezia Terracciano.

Nella sola Norvegia, ABRAHAMS BARN di Svein Tindberg ha superato i 150.000 spettatori, diventando un vero e proprio Blockbuster del Teatro di narrazione, FIGLI DI ABRAMO, è una sorta di Mistero Buffo incentrato su vita e dinastia di Abramo, patriarca e profeta comune all’Ebraismo, al Cristianesimo e all’Islam.

Il monologo mette in scena il diario di Viaggio di un attore, che da Gerusalemme si mette alla Ricerca dell’Abramo perduto.

La storia dell’uomo che da 4 millenni è riferimento di fede per miliardi di persone sulla Terra, è narrata in modo colto ma anche con ironia e divertimento. Sono così, rievocati mito e leggenda del primo profeta monoteista dell’Umanità. Un vero innovatore che a Ur dei Caldei, dov’era nato, in Mesopotamia, rifiutò l’idolatria dei suoi tempi, per credere in un solo e unico Dio creatore.

FIGLI DI ABRAMO, indaga l’origine delle tre grandi fedi monoteiste, entrando nel merito della loro comune discendenza abramitica.

Racconta però anche la Storia di conflitti perenni e incomprensibili fra popoli, perpetrati in nome dello stesso Abramo, dei suoi figli – Ismaele e Isacco – e poi dei figli dei suoi figli.

Popoli che, dalla lettura comparata e spesso sorprendente dei testi sacri, Torah, Vangelo, Corano, dovrebbero considerarsi fratelli gemelli.

Tutti i tre grandi testi monoteisti, in realtà, indicano Abramo come patriarca e capostipite, sia delle 12 tribù d’Israele, da cui nasce e si diffonde prima il Giudaismo e poi il Cristianesimo, sia delle 12 tribù arabiche, da cui nasce e si diffonde l’Islam.

Tutti i discendenti di tali tribù si considerano perciò, giustamente, FIGLI DI ABRAMO. Il Problema, semmai, è nel fatto che ognuno racconti poi la Storia di Abramo – Abraham o Ibra him, che dir si voglia – pro domo sua… Anzi, pro fede sua!

In Europa, come in Medio Oriente, o ovunque i FIGLI DI ABRAMO oggi vivano, bisognerebbe cercare di narrare la storia di una florida interazione culturale, intellettuale e spirituale, dove le tre grandi fedi, vivendo vicine, l’una accanto all’altra, si sono in realtà reciprocamente arricchite di valori comuni e universali, più che raccontare i danni procurati da integralismi e conflitti di religione che purtroppo ancora oggi ci affliggono.

Temi che questo spettacolo affronta fin dalle prime battute, affascinando con una affabulazione fatta di mille storie e mille miti, connessi con Abramo, che s’intrecciano fra loro, generando nuove storie e nuove tradizioni.

Miti e Riti che ci sembra, forse, di aver dimenticato ma che sono fondamento e DNA delle nostre civiltà, delle nostre comunità, delle nostre complessità.