“Obiettivo salvezza”, per la prima squadra. “Arrivare alle finali nazionali”, per gli under 17. Ha le idee chiare Mattia Andreoli (nella foto), pallanuotista pescarese che ha trascinato al trionfo la Teate Splashing di Chieti, neo promossa in serie C.
Dalla stagione prossima, non solo continuerà a gareggiare con la squadra maggiore, ma allenerà anche gli Under 17, un vivaio di belle speranze che già promette bene.
Promozione, obiettivo centrato. È stato difficile?
“E’ stato un cammino tutto in salita. A cominciare dalla terza di campionato in cui abbiamo incontrato la squadra prima in classifica, l’Albatros di Ascoli Piceno, che però abbiamo battuto 19 a zero. E lì abbiamo capito che potevamo farcela a salire in serie C. Il pareggio contro la Rari Nantes di Pescara, a Pescara, è stata un altro momento duro. Ma lo scoglio lo abbiamo superato al ritorno, quando abbiamo battuto la squadra pescarese in casa e siamo diventati irraggiungibili per tutti”.
Un pescarese che gioca in una squadra teatina, dov’è finito il campanilismo?
“Il campanilismo è sempre stato qualcosa di superficiale e goliardico. Nella realtà sia io che gli altri pescaresi siamo stati accolti molto bene. Ci hanno praticamente adottati”.
Dunque non sei l’unico “straniero” in squadra?
“No. Anche i due rinforzi che abbiamo preso proprio per centrare l’obiettivo promozione, Fabio D’Alosio e Fabio Cacciagrano, sono di Pescara. Poi abbiamo anche un pallanuotista greco, Vasilis Zirinis, studente dell’ateneo d’Annunzio. Non ci facciamo mancare propri nulla”.
Cosa cambia in squadra in vista del prossimo campionato?
“Dobbiamo ancora vedere. Per il momento si è deciso che io allenerò l’Under 17 e l’allenatore della squadra maggiore, Francesco Di Paolo, lascia il posto al suo vice, Andrea Di Cola, non potendo più continuare a seguire la squadra, almeno per il momento”.
Da quanto tempo avevate inquadrato nel mirino la C?
“Da qualche anno. La squadra era stata costruita per arrivare a questo risultato, però non è stato così semplice come speravamo. Il progetto è partito con la società Corona d’Abruzzo, poi con il passaggio a Teate Splashing abbiamo acquisito la consapevolezza che potevamo e dovevamo fare qualcosa di più e quest’anno ci siamo riusciti”.
Ventotto anni di cui 18 passati in acqua, come è nata la passione per questo sport?
“Devo dire la verità: merito di mia madre che da bambino mi ha portato in piscina. Diceva che essendo di Pescara, una città di mare, non potevo non saper nuotare. Poi è arrivata la passione vera e propria, seguendo le imprese della squadra pescarese”.