Teresa Orsini: la lettura e la scrittura sono gemelle


Teresa Orsini

Oggi parliamo di libri, lettura e scrittura. Di come questi tre aspetti siano fortemente legati e dipendenti. Qualche settimana fa ci ha lasciato Umberto Eco e quale argomento migliore per fare riferimento al maestro citando uno dei suoi aforismi:

Le opere letterarie ci invitano alla libertà dell’interpretazione perché ci propongono un discorso dai molti piani di lettura e ci pongono di fronte alle ambiguità e del linguaggio e della vita.

Ma cosa vuol dire scrivere e leggere? Spulciamo tra le molteplici definizioni abbiamo fatto questa scelta: scrivere cioè racciare su una superficie i segni convenzionali di una lingua o di un codice, in modo che possano essere letti; leggerecioè ricavare informazioni o conoscenze con la lettura di un testo.

Libri, lettura e scrittura il tema di oggi e lo facciamo con chi convive con loro quotidianamente perchè titolare di una casa editrice, la Artemia Edizioni, giovane ma già affermata realtà abruzzese con sede a Mosciano Sant’Angelo gestita da Teresa Orsini. E con lei che Zoomnews.it si è fatta una chiacchierata.

Teresa Orsini, ci parli di lei.

“Sono una donna che si è costruita quasi da sola; all’inizio con l’aiuto della famiglia ma poi ho dovuto tirare fuori una grande volontà. Mi reputo una donna moderna, di oggi, ma con dei principi antichi, una formazione classica e un forte timbro ereditato da mio padre, ex imprenditore, che mi ha permesso di vivere e respirare l’impresa. Ecco, oggi questo aspetto mi sta aiutando moltissimo”.

Come nasce l’idea di fondare l’Artemia Edizioni?

“La mia casa editrice è ancora giovane, nasce infatti nel 2007 da un gruppo che lavorava nell’ambito della tipografia. I primi tempi in realtà, non l’abbiamo spinta molto; poi piano piano ho voluto iniziare a interfacciarmi di più con questo settore e dal 2012 ne sono la titolare. Quali i motivi? La passione, le grandi soddisfazioni e il fatto di dare delle opportunità alle persone che scrivono. Spesso mi dicono che ho molto coraggio nel fare questo mestiere. Io rispondo che il coraggio viene strada facendo, incontrando le persone giuste che ti aiutano e ti stimolano”.

Come pubblicare un libro. Spieghiamo agli aspiranti scrittori da dove si inizia.

“Partirei da un dato di fatto: arrivano tantissime richieste ma non posso soddisfare tutti. Detto questo, per pubblicare un libro serve una forte energia e una sinergia importante tra l’editore e l’autore: già se manca questo aspetto, è meglio lasciar stare. Poi c’è da dire che l’autore entra in un mondo particolare: quello di veder realizzato il suo sogno nel cassetto, compito che spetta all’editore. In questo senso, già la scelta dei testi che possono interessare al pubblico, è un ruolo molto delicato. Inoltre, ci tengo a dirlo, non ho mai pubblicato nulla avendo solo contatti via mail, telefono o Skype; io voglio conoscere i miei autori perché è necessario instaurare un rapporto di stima e fiducia con l’autore il quale, proprio perché vuole realizzare un sogno, non deve essere illuso. Dopo aver posto in essere queste basi, inizia il lavoro insieme. A questo punto dico sempre che l’autore non è un semplice cliente ma entra a far parte di una scuderia, di una squadra. I miei autori infatti si incontrano, si stimano, si confrontano, si correggono; insomma l’Artemia Edizioni somiglia molto a un salotto culturale”.

C’è un genere letterario “preferito” nella scelta delle pubblicazioni?

“Narrativa e romanzo sono ciò che danno l’impronta all’attività editoriale”.

Essere donna e imprenditrice: le difficoltà si sentono anche nell’editoria?

“Personalmente non trovo grandi differenze. Io sono una persona come tante altre che la mattina si alza per andare a lavorare. Anzi, ti dirò di più: questo mestiere è adatto proprio alle donne perché abbiamo più sensibilità, più sfumature e siamo in grado di comprendere gli aspetti umani della persona che abbiamo di fronte. Dico questo perché mi viene riconosciuto quindi significa che è un lavoro adatto alle donne”.

La crisi dell’editoria: molti puntano il dito contro la diffusione degli e-book. Lei cosa ne pensa.

“Assolutamente no. L’e-book è qualcosa di freddo e lontano che raggiunge un pubblico che non ha a che fare con il locale. Piuttosto, la crisi del cartaceo sta nella non lettura e nel fatto che le librerie indipendenti ormai sono pochissime e la grande distribuzione non vuole l’editore locale. Questa è la penalizzazione più grande; avvicinarsi ai grandi nomi dell’editoria, non è facile, non cercano libri di autori locali. Nel mio piccolo non mi arrendo e cerco di veicolare i testi sfruttando tutti i canali a disposizione e, devo dire, qualche risultato si vede”.

Per concludere la nostra chiacchierata, le chiedo: ha valore, oggi, il verbo leggere?

“Assolutamente sì. Io ho autori che hanno letto tanto e scrivono bene, sono i migliori. La scrittura e la lettura sono gemelle, devono andare di pari passo e integrate anche per dare testimonianza ai ragazzi. Il mio progetto editoriale è tutto incentrato su di loro. Oggi i giovani vengono troppo spesso discriminati ma ogni generazione ha i suoi pro e i suoi contro. Ho conosciuto molti bravi ragazzi con alle spalle ottime famiglie, questo dimostra che qualcosa di buono c’è. I ragazzi vanno stimolati e coltivati ecco, per loro, sento di seguire la morale della favola del colibrì: nel mio piccolo, piano piano, voglio fare qualcosa di buono per questi ragazzi con amore e passione”.