La città è scesa di nuovo in piazza ieri pomeriggio. Dopo le manifestazioni e i cortei, ma anche le manganellate, le carriole per chiedere la ricostruzione di un territorio annientato da un terremoto, ieri pomeriggio circa cinquecento aquilani si sono dati appuntamento al parco del castello per chiedere giustizia per i 309 morti di quel terremoto. Ieri eravamo tutti convocati per dare ancora voce e forza a chi non l’ha più da sette anni. Per questo a nome di tutti i familiari delle vittime Vincenzo Vittorini, che la notte del 6 aprile 2009 ha perso moglie e figlia, ha voluto chiamare a raccolta gli aquilani ripercorrendo la storia di sette anni da quel 30 marzo del 2009 quando una telefonata tra l’allora capo della protezione civile Guido Bertolaso e l’allora assessore regionale sempre alla protezione civile Daniela Stati dava il via a quella che è stata definita “operazione mediatica” su quanto accadeva in città e prima della riunione della commissione grandi rischi, finita poi sotto inchiesta e definitivamente assolta, che si riunì per esaminare la situazione dello sciame sismico e dare riposte alla popolazione.

Da qui la necessità gridata ieri tenendo una rosa tra le mani di Verità e Giustizia per i martiri per i loro familiari “Vogliamo che parta questo grido di verità e giustizia: noi siamo bravi a chiedere verità e giustizia per gli altri ma non per noi stessi. Al tempo stesso è necessario aprirci al resto d’Italia, far capire tutto quello che è successo in modo che tutti possano averne contezza. Se siamo solo noi, parenti delle vittime, ad invocare sempre verità e giustizia non saremo ascoltati: ma se lo farà tutta la comunità qualcosa forse può cambiare.” Ha detto Vittorini che teneva la sua rosa tra le mani “affinché l’indifferenza, la prepotenza ed il silenzio di alcuni non macchino oltre misura la storia della città dell’Aquila e violentino i valori di civiltà e di giustizia che sentiamo nostri fino a prova contraria.”
Così ieri dal Parco del Castello dell’Aquila è tornato a levarsi il grido di dolore di una città intera che attraverso chi ha dovuto pagare il prezzo più alto chiede rispetto e non esiterà a rivolgersi alla Corte di Giustizia Europea. Intanto è pronta una lettera, da consegnare al Tribunale Penale dell’Aquila entro il 6 aprile, in cui quanti vorranno firmare, moltissimi lo hanno fatto nel corso della serata, si chiede che Bertolaso rinunci alla prescrizione nell’ambito del procedimento noto come Grandi Rischi Bis; processo che dopo due rinvii dovrebbe prendere il via a giugno prossimo.