Una storia che si è conclusa nel migliore dei modi, quella di Ripa Teatina, ma che a tratti ha rinnovato l’incubo vissuto nella tragica vicenda di Alfredino Rampi, il bimbo di 6 anni che nel 1981 fu inghiottito a Vermicino,nei pressi di Roma, dalla stretta gola di un pozzo artesiano negligentemente non protetto, in cui cadde accidentalmente. A nulla valsero gli interventi dei soccorritori nonché di volontari, tra cui commovente fu il contributo di un nano: tutto vano, il piccolo Alfredino, nutrito attraverso una sonda e confortato dalla voce della mamma, non riuscì a tornare alla luce. Una vicenda che commosse l’Italia intera attraverso una lunga diretta.
Per il 13enne di Ripa Teatina, fortunatamente, solo tanta paura, seguita poi da grande gioia, ha accompagnato l’arco di tempo che ha preceduto il salvataggio di ieri ad opera del caposquadra dei vigili del fuoco di Chieti. Entrambi stavano passeggiando per le campagne teatine quando il bambino è precipitato nel pozzo nascosto dalle erbacce. Fortunatamente, alcuni metri d’acqua depositati sul fondo hanno attutito la caduta. Rimasto intrappolato in una profondità di 15 metri, è stato tratto in salvo grazie al tempestivo intervento del 115 immediatamente allertato dal padre del piccolo malcapitato. Dalla tragica vicenda di Alfredino ad oggi, sono state perfezionate le tecniche di salvataggio, quale l’adozione del nucleo Saf (speleo-alpino-fluviale) nel corpo nazionale dei vigili del fuoco.