A differenza della sindrome di down, che è collegata ad una anomalia cromosomica, l’autismo non si può definire una patologia genetica. Sicuramente vi è un grado di familiarità, ma alle caratteristiche genetiche si aggiungono anche i fattori ambientali.
L’Eziologia è dunque epigenetica: cioè ci sono cause esterne che attivano geni diversi. Le cause comprendono: inquinamento ambientale, tossicità alimentare, vaccinazioni di massa, uso improprio di farmaci, in particolare antibiotici e psicofarmaci. Mentre 30 anni fa si presentava un caso di autismo ogni 10 mila, e 15 anni fa uno ogni 1.500, oggi, secondo gli studi di un Cdc americano, una persona su 68 è autistica. Dunque il numero degli autistici è aumentato parallelamente alla tossicità ambientale e alla quantità di vaccini. Quindi si potrebbe definire l’autismo come un disturbo legato a problemi immunitari. Ad ogni modo non tutti gli autismi sono causati da vaccini, ma al contempo non è stata dimostrata neppure la causa genetica.
Il gastroenterologo inglese Wakefield ha scoperto il virus del morbillo nell’intestino dei bambini autistici. Le persone con autismo hanno difatti un sistema immunitario malfunzionante, che spesso si autoattacca. Sia i bambini autistici che i bambini con Adhd soffrono spesso di “iperplasia nodulare linfoide” (infezione da morbillo nell’intestino). A causa di ciò non assorbono correttamente il cibo e quindi hanno deficit nutrizionali. I più comuni deficit dovuti a questo malassorbimento riguardano: gli acidi grassi, i minerali zinco, selenio, magnesio, calcio e le vitamine A, B6, C, D, E.
Tutto ciò compromette il sistema immunitario e l’adeguata protezione antiossidante che dovrebbe invece difendere questi bambini dallo stress ossidativo di cui soffrono: ciò causa un danno significativo alle loro cellule di corpo e cervello.
Un nesso, Autismo e intestino, di cui parlò anche il dottor Federico Balzola nel corso di un convegno svoltosi a Teramo lo scorso mese di gennaio nel quale fece notare come “solo negli ultimi anni sta emergendo in ambito scientifico l’evidenza di un coinvolgimento infiammatorio gastrointestinale nei soggetti con distrubi pervasivi dello sviluppo”.
“Diversi studi” proseguì il dottor Balzola nel suo intervento “avevano già dimostrato la presenza di un’aumentata permeabilità intestinale in questi soggeti rispetto alla popolazione sana o ai propri familiari. A sua volta era stato evidenziato altresì un effetto modulante di alcuni derivati delle proteine alimentari (glutine e caseina) sulle giunzioni strette (canali di assorbimento tra gli enterociti cioè le cellule di rivestimento del tubo intestinale)”. Un’alterata permeabilità intestinale che “sembrerebbe in grado di coinvolgere cronicamente il sistema immune intestinale con potenziali effetti infiammatori e/o degenerativi del sistemici a cascata. L’alterazione della fisiologica barriera tra ambiente interno ed esterno – concluse Balzola – determinerebbe un interessamento infiammatorio/degenerativo su base endotossica, batterica o virale di organi lontano dall’intestino, cervello compreso, attraverso l’alterazione cronica sub-clinica del sistema immune”.