Già il nome vero è tutto un programma: Xylella fastidiosa. Poi, come se non bastasse, ci si mette anche il soprannome che qualcuno le ha affibbiato, peste degli ulivi, con il sottofondo mica tanto fantascientifico di un presunto complotto ordito a bella posta.
Fastidiosa come un disturbo ma di più, esotica e potenzialmente perniciosa, la Xylella da qualche anno incombe su uno dei principali simboli ambientali della Puglia – dove sono 11 milioni gli ulivi seccati – e quindi anche del vicino Abruzzo e dell’intera Italia olivicola.
La prima pista seguita dai ricercatori di Bari ipotizzava che fosse arrivata dagli oleandri o dal caffè importati dal Costa Rica. Altri studi hanno spinto qualcuno a ritenere che la Xylella isolata nel Gallipolino provenga invece dal Brasile, dove il Dna del batterio è stato mappato per la prima volta e dove un colosso della produzione di sementi, che avrebbe interessi anche in Puglia, si starebbe specializzando anche nella selezione di specie resistenti.
In Salento intanto è polemica sulla pratica delle eradicazioni a tappeto, caldeggiate a livello europeo ma sgradite agli olivicoltori. La Xylella fastidiosa è un batterio gram-negativo appartenente alla famiglia delle Xanthomonadaceae. Le piante colpite presentano estesi disseccamenti della chioma, dei rami o di tutto l’albero. Il batterio può attaccare anche viti, peschi, agrumi, mandorli e oleandri.
Lo sviluppo della Xylella, che colonizza lo xilema delle piante ospiti provocandone l’ostruzione, sembra condizionato dalla temperatura: valori compresi fra 25 e 32 gradi faciliterebbero l’evoluzione epidemica della malattia, mentre temperature sotto i 12/17 o superiori a 34 influirebbero negativamente sulla sopravvivenza. Tuttavia la Xylella, diffusa soprattutto nelle aree tropicali e subtropicali, è stata segnalata anche in Canada, dove certo non fa caldo. Il batterio si diffonde attraverso i sistemi di propagazione e, ancora più rapidamente, tramite un insetto, detto cicalina, che si nutre della linfa e funge da vettore. Il periodo di incubazione della malattia, solitamente lungo, può essere asintomatico, per cui in alcuni casi, ad esempio in vivaio, eventuali infezioni possono sfuggire all’osservazione diretta.
In Italia il batterio ha trovato casa in Puglia, e sono molte le energie messe in campo per contenerne la diffusione. La prevenzione si focalizza sui metodi di propagazione e sulla rimozione delle piante infette, ma si studiano anche metodi di lotta selettiva che anziché combattere gli insetti vettori mira direttamente al batterio con prodotti usati nell’agricoltura biologica. L’abbattimento delle piante già attaccate e di quelle vicine ai fondi colpiti dall’agente patogeno resta il sistema più diffuso, anche se continua la ricerca in laboratorio per trovare antagonisti chimici e/o naturali.
Recentemente, il ministero delle Politiche agricole ha dichiarato l’intero territorio italiano ufficialmente indenne dalla Xylella fastidiosa, ad eccezione di aree limitate nelle province di Lecce e Brindisi. Al referto si è giunti dopo 33.600 ispezioni su tutto il territorio nazionale, mentre per contenere la diffusione dell’insetto vettore sono stati trattati oltre 62mila ettari. In Abruzzo, tra il 2014 e il 2015, sono state effettuate 77 ispezioni visive nei campi e 10 nei vivai, numeri piuttosto inferiori a quelli di regioni più estese sì, ma dove la produzione olearia è meno significativa.
La Regione ha già fornito notizie rassicuranti, tuttavia l’approssimarsi della raccolta delle olive spinge a non abbassare la guardia. L’assessore regionale alle Politiche agricole, Dino Pepe, ha affermato che tutto l’Abruzzo è risultato esente dal batterio, ma ha anche aggiunto che, considerando l’importanza strategica del settore olivicolo, occorre costante sorveglianza per scoprire eventuali focolai sospetti.
Per questo motivo, oltre al monitoraggio ufficiale del Servizio fitosanitario regionale, è stata costituita una task force di tecnici e formatori che coinvolge anche le associazioni olivicole già attive nei progetti di miglioramento della qualità del nostro olio extra vergine di oliva. Prevenzione e tempestività nell’individuare i sintomi sono a tutt’oggi il principale, e più sano, metodo di lotta all’ospite indesiderato.