Giacomo Ferrara, classe 1990, originario di Villamagna, già a 8 anni sapeva benissimo cosa avrebbe voluto fare da grande: l’attore. Seguendo il suo sogno, Giacomo si è iscritto al liceo della Comunicazione (indirizzo Spettacolo) gestito dalle suore Orsoline a Chieti, poi a 18 anni è sbarcato a Roma ed è entrato nell’accademia Corrado Pani.
Ed è stato proprio lì che ha incontrato Alessandro Prete, con il quale studia ormai da più di quattro anni. Nel 2013 Giacomo ha debuttato come attore protagonista nello spettacolo teatrale L’ultima notte, scritto e diretto da Prete, che ha addirittura solcato i confini nazionali per essere tradotto e messo in scena anche a Parigi.
A marzo 2015 Giacomo appare per la prima volta sul grande schermo nella pellicola La prima volta di mia figlia, opera prima di Riccardo Rossi, in cui interpreta il personaggio di Alberto da giovane, quando era un diciannovenne secchione, vergine e nerd che si ritrovò a fare ripetizioni alla più carina della scuola. La svolta arriva però con Suburra, il film su Mafia Capitale di Stefano Sollima, in cui riveste i panni di Spadino. Dopo le riprese di Suburra, Giacomo ha recitato in un altro spettacolo teatrale di Alessandro Prete, Il sogno di una vita. Presto lo vedremo anche sul piccolo schermo in una pubblicità del Mulino Bianco.
Come è nata la tua passione per la recitazione?
“È un amore che nutro fin da piccolo. I miei genitori gestiscono l’Hotel Mammarosa, sulla Majelletta, e io già a 8 anni prendevo parte agli spettacoli organizzati dagli animatori dell’albergo. Tutto ciò mi divertiva e mi trasportava molto, lo prendevo come un gioco, e in un certo senso cerco di farlo anche oggi”.

Avresti mai pensato di arrivare così in alto?
“Il sogno e la determinazione ci sono sempre stati, però effettivamente a questo punto a 24 anni non me lo potevo di certo aspettare. La speranza era che avvenisse il prima possibile, però non potevo sapere esattamente quando. È una bellissima soddisfazione, sono contentissimo non solo per quello che è stato il mio lavoro in Suburra, ma anche per tutte le altre opere che ho interpretato”.
Preferisci il teatro o la tv?
“Non c’è assolutamente una preferenza, la lavorazione che faccio sui personaggi è la stessa, però sono due realtà totalmente diverse: in una devi riportare in scena la medesima storia ogni sera, ritrovando la stessa forza della sera precedente, continuando a trasportare il pubblico, creando ogni volta con esso un rapporto di empatia… Invece il cinema è una magia, ho visto tantissimi film dall’altra parte dello schermo, da spettatore sulle poltrone delle sale: il cinema assomiglia a un grandissimo sogno!”.
Qual è il personaggio che ti è piaciuto di più interpretare?
“Attualmente sicuramente Spadino: pur essendo un ‘cattivo’, è stato divertente da interpretare. È stata anche una bellissima sfida, data la produzione importante e il cast stellare. Ma c’è anche un altro personaggio di grande spessore, complesso, che mi ha incuriosito e mi ha costretto a lavorare molto: Manuel de Il sogno di una vita, spettacolo che è stato portato in scena anche al Teatro Marrucino di Chieti a maggio di quest’anno”.
C’è invece un film di cui ti piacerebbe magari girare un remake?
“Tantissimi! Da Taxi Driver nel ruolo di Robert De Niro a Un urlo nella parte di Vincent Cassel, a Il Mio piede sinistro nei panni di Christy Brown, ma anche Mio fratello è figlio unico al posto di Elio Germano”.

Per quei pochi che ancora non hanno visto Suburra… che personaggio è il tuo Spadino?
“Spadino è il fratello del capoclan di una famiglia di zingari: anche se ha un ruolo piccolo all’interno del film, è comunque un personaggio centrale. È un po’ il volano della storia, una mina vagante che mette i bastoni tra le ruote ai grandi al potere, ma farà il passo più lungo della gamba…”.
Come è stato lavorare in Suburra accanto ad attori del calibro di Pierfrancesco Favino, Claudio Amendola e Elio Germano?
“Assolutamente una grandissima esperienza. La fase dei provini è stata estenuante e molto difficile, perché Sollima lavora minuziosamente e cerca la perfezione in ogni scena! Poi ritrovarmi in un set così è stato emozionantissimo, come se veramente tutti i miei sogni si fossero avverati! Inoltre Stefano Sollima e gli attori, grandissimi professionisti, mi hanno messo a mio agio e mi hanno aiutato a lavorare al meglio”.
I tuoi attori di riferimento?
“Elio Germano è un attore che stimo tantissimo: è stato bellissimo recitare con lui, vedere il suo modo di lavorare, anche se effettivamente sul set i nostri personaggi non si incrociano mai. Per quanto riguarda il panorama americano sicuramente Robert De Niro, Al Pacino e Daniel Day Lewis”.
Da Villamagna a Roma: come è cambiata la tua vita?
“Sicuramente in una città come Roma la mentalità è più aperta: i tuoi orizzonti si aprono e le idee si moltiplicano. Ma io mi sento un villamagnese: sono fiero delle mie origini e della mia famiglia, che non mi ha mai bloccato nell’inseguire il mio sogno, anzi mi ha sempre permesso di viverlo e questo mi ha dato una spinta maggiore per rincorrerlo”.
Progetti e sogni per il futuro?
“Progetti davvero importanti per il futuro ce ne sono, però non dico niente perché sono molto scaramantico! Spero di continuare così, di impegnarmi ancora di più per arrivare sempre più in alto”.
