Porta Barete continua a fare notizia all’Aquila. Dopo l’annuncio dato dal Comune di aver trovato l’accordo con i condomini dell’edificio che insiste sull’antica Porta delle cinta muraria medievale e, quindi, la possibilità di poter riportare il reperto alla sua totale visibilità e fruibilità, sono uscite altre polemiche.
Nuove controversie orbitano attorno ad altri reperti ritrovati in questa fase di ricostruzione nell’area che insiste su Porta Barete, reperti di cui nessuno si sarebbe occupato e che si sarebbero riseppellendo senza tanti scrupoli. Così puntuale è arrivata la nota della Soprintendenza Unica per il patrimonio danneggiato dal sisma in cui si specifica come: “La complessa situazione della ricostruzione cittadina pone quotidianamente problemi di tutela del patrimonio culturale, in particolare per quanto riguarda le ingenti e diffuse attività di scavo e intervento nel sottosuolo rilevabili in quasi tutti i cantieri. In tale attività la Soprintendenza ha sempre cercato di attivare modalità e forme standard di indagine preventiva, documentazione e valutazione, anche con la presenza costante di archeologi nei cantieri. Senza differenze di trattamento per nessuno, nelle più diverse situazioni. E’ avvenuto, con impegno diretto dell’allora direzione regionale e della Soprintendenza Archeologica, nell’area del condominio di via Roma 207. E’ avvenuto, analogamente, per gli edifici di via S. Croce 6 e 8 e in molti altri cantieri pubblici e privati, anche fuori città. Lo stesso accade, con sopralluoghi frequenti e produzione di atti, report e valutazioni a cadenza ravvicinata, ormai da oltre un anno per tutti gli scavi condotti per la realizzazione del tunnel dei sottoservizi. In questo quadro di generale controllo e vigilanza sulle attività di ricostruzione è emersa la necessità di effettuare accertamenti preliminari nel sottosuolo nell’area delle palazzine di via S. Croce 6 e 8”.

Così come per il condominio di via Roma 207 che insisteva proprio sulle mir auriche anche per tutta la zona del quartiere di Santa Croce la Soprintendenza ha prescritto l’effettuazione di accertamenti archeologici per verificare l’eventuale esistenza di strutture nel sottosuolo. Al termine delle indagini sul primo edificio sono emerse strutture pertinenti alle sole fondazioni, senza alcuna traccia degli elevati, distrutti da tempo a seguito delle modifiche intervenute e della costruzione della palazzina. Pertanto, effettuata una accurata documentazione scientifica dei ritrovamenti, il progetto di ricostruzione della palazzina è stato oggetto di variante, secondo le prescrizioni fornite dalla Soprintendenza, in modo da non interferire con le preesistenze, assicurandone la conservazione.
“La particolarità del caso della palazzina di via Roma 207 – spiega la Soprintendente Alessandra Vittorini – risiede nella esistenza, in quell’area, di un provvedimento di tutela indiretta emanato nel 2014 a seguito delle indagini effettuate dalla direzione regionale per la tutela delle preesistenze archeologiche e monumentali relative alla porta principale di accesso alla città, in considerazione della posizione all’interno del contesto del sistema difensivo di Porta Barete, laddove l’indagine ha rivelato e documentato una consistenza delle murature e della stessa cinta muraria cittadina, con i resti della piazza ivi preesistente almeno dal 1700, che delinea un diverso assetto del sito prima delle trasformazioni ottocentesche e novecentesche. Per questo motivo, dopo le indagini l’adiacente porzione del “sistema difensivo della città dell’Aquila costituito da mura, torri e porte” di proprietà comunale è stata sottoposta a tutela con due distinti provvedimenti emanati dalla Commissione Regionale per il Patrimonio Culturale dell’Abruzzo nell’agosto 2015, che ne hanno dichiarato l’interesse culturale (così come già fatto, con ulteriori provvedimenti, per altre parti della cinta muraria) e dettato prescrizioni di tutela indiretta prevedendo una fascia libera e non occupabile all’esterno e all’interno del lotto. Come è noto, tali provvedimenti sono stati oggetto di immediati ricorsi da parte dei condòmini, sia al Tar Abruzzo che al Mibact.
Il Tar si è espresso nel novembre 2015 respingendo la richiesta di sospensiva, ritenendo “il pregiudizio lamentato da parte ricorrente ….. recessivo rispetto all’interesse pubblico tutelato dalla verifica dell’importante interesse culturale del bene immobile in esame e della conseguente previsione di prescrizioni di tutela indiretta”. Il ricorso amministrativo è stato respinto dalla direzione generale competente (Dg Beap) del Mibact, acquisito il parere dei Comitati tecnico-scientifici per le Belle Arti e per il Paesaggio, nel febbraio 2016. Per Porta Barete si tratta – conclude la Vittorini – non solo di rinvenimento di preesistenze archeologiche dal sottosuolo ma anche, e soprattutto, della messa in luce di una nuova e diversa consistenza di un sistema monumentale, peraltro oggetto di recenti interventi di recupero, restauro e valorizzazione con ingente impegno di fondi pubblici, che il Mibact ha ritenuto di dover tutelare con provvedimenti specifici, approvati e riconfermati da diversi e distinti uffici e organismi ministeriali. Tra questi, la direzione regionale, la Commissione regionale (organo collegiale), la direzione generale Beap e i Comitati tecnico scientifici congiunti (massimo organo consultivo tecnico-scientifico della direzione). Dunque, per quanto riguarda il cantiere di S. Croce, nessun reperto romano distrutto (ma accertamento e conservazione dei resti delle tracce fondali di murature), nessuna “perdita di memoria” ma, anzi, attento studio e documentazione del contesto riemerso, nessuna diversità da altri casi analoghi verificatisi in città e fuori”.