A distanza di decenni ci si interroga ancora sul destino della diga sul Fino, progetto risalente agli anni sessanta che prevede la costruzione di un’infrastruttura per la creazione di un bacino idrico nel territorio di Bisenti e che, nonostante gli oltre 57 miliardi di lire messi a disposizione dalla Cassa per il Mezzogiorno per l’appalto negli anni ottanta, è rimasto irrealizzato.
Il progetto d’azione della diga riguarda i comuni di Arsita, Bisenti, Castiglione Messer Raimondo, Montefino, Castilenti, Elice, Città Sant’Angelo, Montesilvano e, qualora realizzata, permetterebbe l’irrigazione di 6722 ettari agricoli e agro industriali, l’erogazione di 111 litri di acqua potabile al secondo e altrettanti di acqua ad uso industriale, con la produzione, inoltre, di circa 1.500.000 kwh di energia elettrica. Di notevole importanza sarebbe poi la riduzione drastica dei danni arrecati alle valli del Fino e del Saline dalle inondazioni ricorrenti, con i conseguenti risvolti di conservazione ambientale grazie alla necessaria opera di forestazione perimetrale dell’invaso, già realizzata per una buona metà, senza contare gli oltre 400 posti di lavoro che la costruzione della diga avrebbe creato.
Recentemente la politica è tornata a preoccuparsi del futuro del progetto, come l’interrogazione presentata al governo dall’onorevole Melilla, al fine di ribadire la priorità della diga fra le infrastrutture della regione, considerati i rilevanti vantaggi che questa avrebbe sul territorio e sull’occupazione. La ricaduta economica dell’opera sarebbe infatti immediata, con una contigua disponibilità di nuove risorse idriche ad uso agricolo, industriale, artigianale e per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e non inquinanti.